Until you find something to fight for, you settle for something you fight against (C. Palahniuk,Fight Club)

26 Novembre

Ovattato il tempo dell’attesa con te accanto, che con il tuo amore trattieni le mie lacrime.

Quando uno scheletro cammina puoi scegliere di far si che smetta di sentire dolore, crogioli.
Sai che puoi ma non sai se vorresti il potere di questa scelta.
Anche se lo scheletro non ha gambe ma zampe, non giacca ma pelo, non viso ma muso.
Non sai se vorresti il potere di questa scelta.
Pensi solo al “non più” e dimentichi il “basta ora”, dentro la mente lo scheletro non solo cammina ma parla ed interagisce con te che non sai se davvero vorresti il potere di questa scelta.

Ultimamente la domanda che mi sento porre da persone esterne che entrano in contatto con il mio lavoro è: “ma come fate a resistere?” E l’affermazione più gettonata è: ” io non ce la farei”. 
Una parte di me non saprebbe rispondere alla domanda e concorderebbe in pieno con l’affermazione, oppure questa stessa parte di me risponderebbe che non ce la fa, che infatti il mio lavoro non mi piace ed è un’unica, grande, fatica.
 
In realtà ultimamente inizio a trovare nuove risposte e ragionandoci su mi trovo a pensare che invece di rispondere che non ce la faccio potrei dire che: “ce la faccio per le piccole cose, i piccoli gesti ed i lievi miglioramenti quasi impercettibili ad occhio esterno”; potrei dire, a chi me lo chiede, che è necessario modificare il punto di vista da cui si guardano determinate cose cercando durante ogni giornata quei piccoli particolari che alla fine faranno dire: “anche oggi ce l’ho fatta, anche oggi porto a casa qualcosa di positivo” perché è solo grazie a questi piccoli particolari che si può arrivare a concludere che “vaffanculo” non rovina la giornata, ma che invece un semplice sorriso ed un grazie la migliorano.
 
Quotidianamente sono i piccoli gesti, le microscopiche conquiste che mi fanno capire perché mi sento realizzata in quello che faccio. Anche se ad un occhio esterno appare che tra noi e i ragazzi ci sia un muro invalicabile, per noi questi piccoli particolari diventano le brecce in quel muro, si trasformano in quelle piccole crepe che permettono di guardare oltre ed iniziare a scalarlo nonostante le scosse che cercano costantemente di buttarti a terra. Talvolta riuscendoci.
 
Ieri io ed una mia collega parlavamo con un “occhio esterno” che, giustamente, trovava inconcepibile che si stesse a tavola tutti insieme con persone appiccicate costantemente allo schermo del telefono. Eppure entrambe noi, “occhi interni”, non vedevamo nello stare appiccicati al telefono la cosa importante e soprattutto negativa, quella da “correggere” insomma. Per noi il telefono a tavola, infatti, passava subito in secondo piano rispetto al fatto di essere arrivati a cenare tutti insieme allo stesso tavolo ed alla stessa ora, è questo che viene visto e sottolineato da noi  come importante perché risultato di un lungo lavoro, fine di un percorso fatto di cene in camera e di una infinita serie di ostili: “non mangio”.
 
Non puoi fare questo mestiere in attesa di grandi gesti, di cambiamenti eclatanti, ma riesci a farlo se ti accontenti delle cose piccole e delle sfumature quasi inesistenti.
 
Ed è accontentandosi di queste piccole cose che una giornata che sembra faticosa invece finisce bene quando qualcuno corre verso l’auto e ti fa abbassare il finestrino perché: “hey, che fai, te ne vai e non mi saluti??”

 

Chiacchiere tra amiche..

Se sai cosa vuol dire provare amore
allora perché deliberatamente mentivi?
Se sai cosa significa il cuore quando impazza
allora perché ingannavi?
Quale crudele intento è nell’azione di chi conosce e non muove?
Forse solo ignavia
forse solo indolenza
Ma molto più crudele è il male fatto per pigrizia di non voler fare bene.Immagine

Certezza…

Come convivi con la paura delle tue certezze? Così come con la certezza delle tue paure, o no?
Non resti pietrificata all’idea che il tuo mondo quello che, confessa, ti sei costruita, che hai immaginato, desiderato e sognato d’improvviso crolli lasciandoti lì come una pietra nel deserto a ripeterti che ne eri certa, che sapevi come sarebbe andata a finire? Che sei stata stupida a pensare che sarebbe potuta andare in modo diverso??
O forse pensi e ti pietrifichi a questo modo perché in fondo una parte di te sa che se andasse come ti aspetti non sarebbe una nave che si schianta perché il dolore forte lo sai gestire, ma la felicità, quella vera?? No, non l’hai ancora sperimentata è la prima volta che la provi e non sai come gestirla…?

Riflessione

C’è chi per amicizia intende sostanza…chi forma, aspetto. Tutto sta nel riconoscere gli uni e gli altri per poi scegliere da che parte stare. Non ti meravigliare, però, se ti accorgerai che nella forma e nell’aspetto chi hai scelto si volatilizzerà come uno sciame d’insetti…

Fantasmi

A volte i fantasmi del passato si cancellano da soli, senza che tu quasi te ne renda conto, si risolvono lasciando passare tempo, facendo scorrere giorni e lasciando che la mente scordi, dimentichi o semplicemente modifichi ricordi.

Altre volte sei convinta che i fantasmi del passato abbiano fatto pace con te e tu con loro…invece poi si ripresentano concreti quando meno te lo aspetti e quando pensavi che tutto fosse risolto, molto spesso sotto forma di incomprensibile malessere alla vista di qualcuno…ti chiedi perché, non sai darti risposta, e ti dici che è normale, che passerà…ma poi…nulla cambia.

Capita però che un giorno tu faccia pace con loro, con i tuoi fantasmi, improvvisamente… in maniera inaspettata, in un sogno in cui parli e racconti la tua vita proprio a loro, a quei fantasmi che dicevi di avere sconfitto ma che nascondevi in un cantuccio della mente; capita questo sogno nel quale dici a loro, a te stessa: “non è che non sia stata felice…ma ora lo sono realmente”; un sogno che ti fa capire quale fosse il “nodo gordiano” della situazione: che avevi trasformato in fantasma qualcuno che faceva parte di una persona che non sei più.

Poi il sogno finisce, senti un respiro e ti accorgi che ciò che vuoi, ciò che è in accordo con il tuo essere, ciò che ti rende felice davvero è accanto a te, ti guarda e non aspettava altro che tu ti svegliassi per dirti “Buongiorno” ed improvvisamente capisci che quello non era un semplice sogno..ma una pace con te stessa.

…Se perdessi te…

Tramonto E’ il titolo di una canzone della tua playlist…ricordi? Lo sai che non ti scriverò su facebook…non ti piacevano  queste cose, le dimostrazioni di affetto poi…sarai lì a urlarmi: “Hamtaro, ma che ca….o fai? piangi??? ma piantala…no, guai a te se mi abbracci!!!!” Con il sorriso nascosto, e una vitalità invidiabile, ho letto la felicità nei tuoi occhi l’ultima volta che ti ho vista…oggi la lista dei se si sta facendo infinita di minuto in minuto, perché, lo sai, noi viviamo come se fosse tutto per sempre…e poi all’improvviso ci accorgiamo che il per sempre svanisce tra due luci e una striscia di asfalto…è stato breve il tempo che ci è stato concesso, ma sento di poterti chiamare “amica mia”…ed anche se storci il naso, lo sai, anche tu un po’ la pensi come me…e allora “Ciao amica mia…perché addio è proprio  una parola che non sopporto…

Estate é….

…un giro improvvisato con gli amici, una doccia, il primo paio di pantaloni che trovi sparsi per la camera, la macchina presa al volo, recuperare gli altri, due passi ed una brioche con gelato più grande di te. Dovessi pensare ad un aggettivo per descrivere l’estate questa sera sarebbe: spontanea! ‘E quello che più mi piace del caldo in arrivo, il poter decidere di uscire per una passeggiata anche alle dieci di sera, senza preoccuparsi di trovare un locale aperto, senza preoccuparsi che fuori si congela. Ed una serata così all’improvviso trasforma una giornata un po’ storta e pensierosa, facendoti andare a dormire con il sorriso…perché poi sono le cose più semplici cheImmagine fanno stare meglio, come un gelato e quattro chiacchiere sulle panchine, tornare a casa un’ora dopo, ma con in testa un altro umore…basta veramente poco per ricordarsi che, come dice il  caro Einstein: “Un minuto passato da arrabbiati sono sessanta secondi in meno di felicità”.

Ho riletto oggi un estratto da questa poesia, una delle mie poesie preferite tra l’altro, e in alcune cose mi ritrovo a pennello….ehm ehm….ora di agire!!!!

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso ,
quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità

Martha Medeiros

Il riccio

In questo periodo mi sento un riccio: cammino tranquilla, vado per la mia strada cercando di non nuocere a nessuno, cercando di stare bene, ma sono molto diffidente; al primo rumore, al primo scossone o appena mi sento poco sicura…ZAP mi chiudo su me stessa, cerco di mostrare il più possibile gli aculei, nascondere la mia vulnerabilità e allontanare chiunque rischi di nuocermi. A differenza del riccio però non ho aculei veri, vorrei tanto, ma non li ho. Ho le mie parole pungenti e taglienti come solo “loro” hanno saputo essere nei momenti in cui avevo più bisogno; ma purtroppo in questo momento sono bloccate al fondo della gola. Questa è la cosa che più mi preoccupa: non sto reagendo a niente. Mi sono arrivate tante voci, tanti “mi han detto che” colmi di cattiveria e meschinità nei miei confronti e io, invece di reagire, ed agire, come farei di solito, invece di chiedere spiegazioni sono ferma, come un riccio, chiusa su me stessa nella speranza che i miei aculei allontanino ciò che mi fa male e mi spaventa. Sono qui, sono ferma, mi sento ferita eppure non agisco, ero abituata a fare sentire le mie ragioni, non sono mai stata ferma facendomi passare sopra le cose che mi venivano dette di male, facendo calpestare i miei sentimenti. Questa volta, invece di reagire come la Tigre, cui mi sono sempre un po’ comparata,Immagineruggendo e graffiando per difendermi, appena qualcosa mi sfiora mi chiudo su me stessa, in me stessa, e cerco di pungere e allontanare il più possibile la fonte di ciò che mi ha fatto male.
Ma mi conosco, ed è per questo che non mi piace come reagisco in questo momento, perché so che prima o poi potrei esplodere di colpo…ed è quello che più mi spaventa. L’inizio d’anno non è stato per niente positivo: in associazione persone che fanno vedere la loro faccia vera, che si comportano da schifo e buttano al vento un anno di lavoro per loro, con loro, per due soldi e un’illusione di gloria; personalmente trovarsi ad affrontare, oltre a questo, una situazione difficile, inaspettata e molto dolorosa, con la quale non si può fare altro che imparare a convivere nella speranza che a poco a poco il dolore si trasformi in bei ricordi e si affievolisca, ma è difficile, il quotidiano è rimasto tale e quale a prima, il cambiamento e il vuoto si percepiscono internamente, tanto che sembra quasi di averlo dimenticato, per poi accorgersi che basta niente a far riaffiorare tutto e a ricordarsi cosa rappresenta quel vuoto così pesante in fondo allo stomaco. Inoltre amici che si dimostrano non essere tali, fingono e sorvolano, pensando che di fronte a loro ci siano esseri privi di intelligenza, che non capiscono i sotterfugi e le meschinità e che sono completamente ciechi davanti all’evidenza e persone di cui inizi a fidarti che però fanno un “passo falso”, dicono una parola che ti spaventa, facendo si che tu ti chiuda ancora più ermeticamente di prima.

Mercoledì, allo stammtisch, mi han detto che la mia aura è divisa a metà, molto scura da un lato, ma con una certa tendenza allo schiarimento, alla positività e all’ottimismo, da coltivare, nell’altro.Non ho mai saputo se credere o meno ad auree et simili, ma mi piace pensare che il mio candido ottimismo, la mia fiducia cieca verso le persone non si sia volatilizzata ma solo “arricciata” anche lei da qualche parte nel profondo, in attesa che arrivi qualcosa in grado di fare ritirare gli aculei ad entrambe.