In questo periodo mi sento un riccio: cammino tranquilla, vado per la mia strada cercando di non nuocere a nessuno, cercando di stare bene, ma sono molto diffidente; al primo rumore, al primo scossone o appena mi sento poco sicura…ZAP mi chiudo su me stessa, cerco di mostrare il più possibile gli aculei, nascondere la mia vulnerabilità e allontanare chiunque rischi di nuocermi. A differenza del riccio però non ho aculei veri, vorrei tanto, ma non li ho. Ho le mie parole pungenti e taglienti come solo “loro” hanno saputo essere nei momenti in cui avevo più bisogno; ma purtroppo in questo momento sono bloccate al fondo della gola. Questa è la cosa che più mi preoccupa: non sto reagendo a niente. Mi sono arrivate tante voci, tanti “mi han detto che” colmi di cattiveria e meschinità nei miei confronti e io, invece di reagire, ed agire, come farei di solito, invece di chiedere spiegazioni sono ferma, come un riccio, chiusa su me stessa nella speranza che i miei aculei allontanino ciò che mi fa male e mi spaventa. Sono qui, sono ferma, mi sento ferita eppure non agisco, ero abituata a fare sentire le mie ragioni, non sono mai stata ferma facendomi passare sopra le cose che mi venivano dette di male, facendo calpestare i miei sentimenti. Questa volta, invece di reagire come la Tigre, cui mi sono sempre un po’ comparata,ruggendo e graffiando per difendermi, appena qualcosa mi sfiora mi chiudo su me stessa, in me stessa, e cerco di pungere e allontanare il più possibile la fonte di ciò che mi ha fatto male.
Ma mi conosco, ed è per questo che non mi piace come reagisco in questo momento, perché so che prima o poi potrei esplodere di colpo…ed è quello che più mi spaventa. L’inizio d’anno non è stato per niente positivo: in associazione persone che fanno vedere la loro faccia vera, che si comportano da schifo e buttano al vento un anno di lavoro per loro, con loro, per due soldi e un’illusione di gloria; personalmente trovarsi ad affrontare, oltre a questo, una situazione difficile, inaspettata e molto dolorosa, con la quale non si può fare altro che imparare a convivere nella speranza che a poco a poco il dolore si trasformi in bei ricordi e si affievolisca, ma è difficile, il quotidiano è rimasto tale e quale a prima, il cambiamento e il vuoto si percepiscono internamente, tanto che sembra quasi di averlo dimenticato, per poi accorgersi che basta niente a far riaffiorare tutto e a ricordarsi cosa rappresenta quel vuoto così pesante in fondo allo stomaco. Inoltre amici che si dimostrano non essere tali, fingono e sorvolano, pensando che di fronte a loro ci siano esseri privi di intelligenza, che non capiscono i sotterfugi e le meschinità e che sono completamente ciechi davanti all’evidenza e persone di cui inizi a fidarti che però fanno un “passo falso”, dicono una parola che ti spaventa, facendo si che tu ti chiuda ancora più ermeticamente di prima.
Mercoledì, allo stammtisch, mi han detto che la mia aura è divisa a metà, molto scura da un lato, ma con una certa tendenza allo schiarimento, alla positività e all’ottimismo, da coltivare, nell’altro.Non ho mai saputo se credere o meno ad auree et simili, ma mi piace pensare che il mio candido ottimismo, la mia fiducia cieca verso le persone non si sia volatilizzata ma solo “arricciata” anche lei da qualche parte nel profondo, in attesa che arrivi qualcosa in grado di fare ritirare gli aculei ad entrambe.
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